Chi siamo
1976-2011
L' Atelier Kromar compie 35 anni
Siamo nati 35 anni fa in una vecchia casa, poco distante da qui. È inutile andare alla sua ricerca perché quella casa oggi non c'è più. Dall'esterno nulla lasciava intendere che all'interno di quelle mura si trovasse uno studio fotografico. Eppure, il nostro primo laboratorio l'avevamo allestito proprio lì, dietro quella discreta vetrinetta, dove precedentemente un barbiere aveva svolto la sua attività.
Poi siamo cresciuti e ci siamo trasferiti qui, ci siamo adeguati ai tempi, abbiamo optato per la “bella presenza” e le ampie vetrine.
Da allora sono cambiate tante cose. Fu soprattutto l'avvento della fotografia digitale a rivoluzionare il nostro settore.
Ma il nostro cuore batte per la pellicola, per la fotografia in bianco e nero, per il ritratto, per lo sviluppo e la stampa artigianale. E il tutto si svolge proprio qui, nel retrobottega e nelle profondità del nostro laboratorio. Vi dedichiamo tempo e passione, convinti che il vero fotografo, oltre ad andare a caccia di immagini appariscenti, debba riprendere e interpretare il mondo e le persone che gli stanno attorno. Pertanto mette in atto un processo, si deve concentrare sul fare e muoversi a passi lenti e meditati. Il ritratto fotografico è come un viaggio che il fotografo intraprende insieme a chi sta davanti al suo obiettivo. Ciò che conta è sì il risultato finale, ma tra il punto di partenza e quello d'arrivo non c'è il vuoto. È proprio in quel tragitto che si esprime la vera natura della fotografia, quella che lentamente, passo dopo passo, si avvicina al risultato finale, di cui il classico clic è solo un primo traguardo.
Fotografare significa mettere in campo non soltanto le conoscenze tecniche, ma l'insieme di intuito, esperienza e sensibilità. Il fotografo è un narratore con “mente, occhio e cuore” (G. Berengo Gardin).
Sosteniamo la fotografia autentica, quella che non concede manomissioni all'immagine né modifiche, tanto meno permette invenzioni al computer.
A questo proposito vogliamo ricordare Anna Magnani che, rivolgendosi ad un fotografo intenzionato a levigare i segni del tempo sul suo volto, insistette: “Queste rughe me le sono conquistate una alla volta, voglio che si vedano”.
1976 – 2011
35 Jahre Atelier Kromar
Ein altes Haus, nicht weit von hier, war unsere erste Adresse. Heute danach zu suchen, ist umsonst, das Haus gibt es nicht mehr. Nichts hatte von außen vermuten lassen, was sich in seinem Inneren tat. Und doch, unser erstes Studio hatten wir dort eingerichtet, hinter jenem kleinen Schaufenster, dort, wo vor uns ein Friseur diskret und ebenso unauffällig seiner Tätigkeit nachgegangen war.
Dann sind wir gewachsen, man kannte uns im Ort, bald auch darüber hinaus, und wir sind hierher gezogen. Wir haben uns den Anforderungen der Zeit angepasst, sind in Erscheinung getreten, mit großflächigen Vitrinen auf uns aufmerksam gemacht.
Seitdem hat sich Vieles verändert. Die digitale Fotografie hat unsere Arbeit und den Berufsstand revolutioniert. Selbstverständlich haben wir uns dieser Neuerung nicht verweigert, die Digitalkamera gehört auch zu unserem Alltag.
Trotzdem: Unsere Leidenschaft ist das Negativ auf Zelluloid, die schwarz-weiß Fotografie, die Porträtaufnahme, das Entwickeln und Drucken in handwerklichem Verfahren. Das alles geschieht hier, im Studio hinter diesen Schaufenstern und in der Dunkelkammer im Untergeschoss. Solches Tun erfordert Zeit, setzt Leidenschaft voraus und vor allem die Überzeugung, dass der wahre Fotograf nicht nur auf Jagd nach reißerischen Bildern ist, sondern eben „aufnimmt“, festhält, deutet, was ihn umgibt. Er setzt etwas in Gang und führt mit Bedacht Regie. Eine Porträtaufnahme ist wie eine Reise, die der Fotograf gemeinsam mit dem Modell vor seinem Objektiv unternimmt. Was zählt, ist natürlich das Ergebnis, aber zwischen Anfang und Ende ist nicht die Leere. Was dazwischen liegt, ist das wahre Wesen der Fotografie: Sie nähert sich bedächtig und behutsam ihrem Ziel. Das Drücken auf den Auslöser ist eine Etappe auf dieser Reise.
Die wahre Fotografie erschöpft sich nicht darin, technische Kenntnisse einzusetzen. Sie bedarf der Intuition, Erfahrung, Sensibilität. Der Fotograf erzählt „durch das Auge, er erzählt mit Herz und Verstand“ (G. Berengo Gardin).
Wir sind Anhänger der authentischen, echten Fotografie, die weder künstliche Eingriffe noch Manipulation zulässt oder gar am Computer erfunden wird.
Anna Magnani, italienische Filmikone aus dem letzten Jahrhundert, hatte einen Fotografen zurechtgewiesen, der die Zeichen der Zeit in ihrem Gesicht glätten wollte: „Jede einzelne Falte hab ich mir redlich verdient. Also will ich, dass man sie sieht.”